Il caffè è una bevanda irrinunciabile per gli italiani. Sappiamo che è nato in Etiopia e che si è diffuso in Europa solamente a partire dal 1660 in Inghilterra prima e nell’impero asburgico poi, e da lì in tutto il continente. Ci sono delle curiosità sul caffè che, ne siamo certi, non sapete. Ve le sveliamo noi, preparatevi a gustare il vostro espresso, cappuccino o macchiato, mentre assaporate anche qualche chicca sul suo conto!
L’origine del nome
Il nome caffè ha una radice comune quasi tutte le lingue europee. Attorno all’anno Mille alcuni mercanti turchi esportarono dall’Africa, dall’area che oggi appartiene appunto all’Etiopia, alcuni chicchi di una pianta dalla quale ottenevano una bevanda chiamata “qahwa” che significa “che non permette di addormentarsi”, tradotto in turco in “kahve”trasformatosi in “caffè” in italiano.
Perché l’espresso si chiama espresso?
All’estero vige la convinzione che il nome derivi dal fatto che per preparare il caffè sia necessario mettere in infusione la polvere sotto pressione. Non si tratta di un vero e proprio errore, ma il punto è che questo procedimento non era stato pensato per ottenere una bevanda particolarmente densa, ma per accelerare i tempi della preparazione, da cui “espresso” inteso come veloce. C’è chi è pronto a giurare che possono bastare 45 secondi per avere in mano una tazza fumante!
E perché cappuccino?
Anche l’origine del nome “cappuccino” affonda le sue radici nella storia. Torniamo indietro all’apertura, a Vienna, del primo Caffè proprio nell’anno in cui il monaco cappuccino Marco d’Aviano arrivò alla corte dell’imperatore Leopoldo I con il tipico cappo marrone chiaro. Proprio lo stesso colore del caffè mescolato al latte, no? Esattamente, proprio ravvedendo questa somiglianza i tedeschi coniarono il nome per la bevanda di origine italiana.
Macchinette del caffè, orgoglio italiano
Possiamo consolarci se ci tuffiamo nuovamente tra le pagine della storia per scoprire chi ha inventato la prima macchinetta del caffè. Si tratta, infatti, del milanese Luigi Bezzera che ebbe questa brillante idea nel 1901. Il brevetto passò poi nelle mani di Desiderio Pavoni che con la sua ditta produsse a lungo macchine del caffè in serie, una al giorno, fino al momento in cui vennero inventati strumenti tecnologicamente più avanzati, opera ancora una volta del “genio” italiano, in particolare di Gaggia.